Proverbi e modi di dire

Come molti prodotti della terra, anche la pera è a centro di decine di motti, proverbi e modi di dire, nati soprattutto nelle terre in cui storicamente viene coltivata in particolare nell’Italia centrale.
Si dice per esempio “cadere come una pera“. E non si sa se l’equilibrio instabile sia dovuto alla forma tipica della pera o al fatto che le pere mature spesso cascano dagli alberi.
A questo proposito, un grande umorista come Marcello Marchesi, firmò la seguente magnifica battuta “Rumori che ci perdiamo in città. Il tac di una pera che cade, il porcogiuda del contadino colpito dalla pera”.
In tutta italia invece si dice “innamorarsi come una pera” (cotta). E anche qui, il nesso è con la gravità, o meglio con l’assenza di gravità, per cui dentro un innamoramento improvviso ci si casca in pieno, come una pera matura cade dall’albero.
Alcuni motti contadini toscani mettono la pera in tavola (Formaggio, pane e pere, è pasto di cavaliere) e ne stabiliscono una certa nobiltà o valore (Il villano venderà il podere, per mangiare cacio, pane e pere).

Ma il più noto dei proverbi contenente una pera è senza ombra di dubbio quello che recita “Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere”.
Sulla sua origine e il suo significato si sono interrogati diversi studiosi (e curiosi), tanto che sono stati organizzati persino pubblici convegni, dibattiti (ovviamente con assaggi di cacio e pere) e persino libri.
Sembra ormai accertato che il proverbio ha un genitore francese Duecento: “Oncques Deus ne fist tel mariage comme de poire et de fromage”, ovvero: “Dio non ha mai fatto un matrimonio così riuscito come quello tra la pera e il formaggio”.
Il cacio e le pere si trovavano vicini nel momento del fine pasto in genere.
Anche Petrarca scrive per esempio “Addio l’è sera. Or su vengan le pere, il cascio e ‘l vin di Creti”.
Il formaggio però era considerato un cibo più povero e popolare, una delle poche fonti proteiche a basso costo anche per il popolo in campagna. E quando intorno al Cinquecento il formaggio si diffuse sulle tavole dei nobili, per innalzarne il ruolo, venne sovente affiancato proprio alla pera, che era invece percepita come un frutto di lusso, legato ai nobili,. Legato proprio a quei signori che possedevano le terre in cui il contadino poteva solo coltivare le pere non sue. Ma non poteva conoscerne la delizia accostata al formaggio.
È uno dei rari casi in cui un proverbio sul cibo non parla dell’uso o del come, ma del chi può o non può consumarlo. È un proverbio che dietro un’apparente bonomìa, nasconde un forte sberleffo sociale verso il povero contadino, giacché in fondo, quella delizia rinomata del cacio con le pere, l’aveva in qualche modo inventata proprio lui.